Il biometano è un prodotto dell’agricoltura.

È stato firmato in questi giorni un accordo firmato dai membri della Piattaforma Tecnologica Nazionale sul Biometano composta da CIC (Consorzio Italiano Compostatori), CIB (Consorzio Italiano Biogas), Anigas, Assogasmetano, Confagricoltura, Fise-Assoambiente, Legambiente, Ngv Italy e Utilitalia.

Lanciata ufficialmente nel 2016 alla Fiera di Rimini, per dare un contributo allo sviluppo della produzione nazionale di biometano sul quale il comparto energetico nazionale punta molto. Oggi grazie al biogas l’azienda agricola può chiudere il suo ciclo producendo energia, fertilizzanti naturali e, in un futuro molto prossimo, biometano, valorizzando i residui della sua produzione tradizionale.

Anche per questo motivo il biometano è stato inserito con decreto dal Ministero dello Sviluppo Economico tra i carburanti avanzati, quelli che non competono con le produzioni alimentari. Il decreto ha riservato loro una quota d’obbligo di immissione sul mercato nazionale dell’1,2% al 2018 e del 2% al 2020.

Il biometano, l’unico biocarburante al 100% made in Italy, potrebbe garantire 650 milioni di Nmc già al 2020. Ed ecco che le circa 500 aziende di origine agricola che fino a ieri creavano energia dalle stalle, oggi si ritrovano a vestire i panni di produttori di carburante derivato da scarti e rifiuti. Il gas ottenuto dalla raffinazione di biomasse e decomposizione anaerobica potrà infatti essere utilizzato anche nel trasporto, nel riscaldamento civile e nei semilavorati per la chimica verde.

Dopo il via libera dell’Autorità dell’Energia, sono state pubblicate le direttive che consentono l’immissione (e prevedono anche incentivi) del biometano nella rete di trasporto e nella distribuzione del gas naturale. Si apre così un nuovo mercato per quelle aziende che sfruttano gli scarti della filiera per produrre energia.

Già oggi l’Italia è una grande piattaforma produttiva per il biogas con più di mille impianti presenti in aziende agricole per le quali si presenta un’occasione di forte sviluppo, soprattutto nell’alimentazione a trazione, visto che due terzi dei veicoli a metano in Europa circolano proprio in Italia. Entro il 2020 il Bel Paese potrebbe essere in grado di produrre carburante per circa 670 milioni di metri cubi.

E nel 2030 potrebbe arrivare a coprire i consumi annui di circa 1 milione di autoveicoli per cui, mentre si avvia al tramonto l’era del biogas per la produzione di energia elettrica in loco, il gas ottenuto da rifiuti si rimette in gioco col biometano. Nel corso degli ultimi anni è cambiata la politica di incentivazione del settore in quanto il sostegno pubblico ha subito una riduzione che varia dal 10 al 30%.

Il biometano è l’unico biocarburante avanzato che può contare su una filiera interamente Made in Italy che ha consentito alle aziende italiane di tenere aperte le stalle, rafforzandone la posizione economica e contribuendo a mantenere invariate l’occupazione e la produzione alimentare tradizionale in un periodo di crisi generale.

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