La cacca delle mucche muoverà i trattori.

di Dario D’Elia(Affari & Finanza) – Il trattore del futuro sarà a biometano, secondo CNH, perché non esiste fattoria più sostenibile che quella autosufficiente sotto il profilo energetico. Uno dei marchi del gruppo, New Holland, ha svelato un nuovo trattore che andrà in produzione entro i prossimi tre anni capace di generare 180 CV, praticamente come un tradizionale diesel. Lo scenario ipotetico di impiego è quello di una fattoria che si occupa della coltivazione dei campi di mais da mangime e dell’allevamento di 2000 vacche. Grazie a un digestore da 200mila euro sarebbe possibile sfruttare il letame per alimentare con biometano 20 trattori o 10 camion, nonché fornire energia e calore alle infrastrutture. Il sistema in questo modo andrebbe in equilibrio, secondo Oscar Baroncelli, responsabile di FTP – il fornitore della parte motoristica. Ma perché non l’elettrico, allora? “Perché a differenza dell’auto il trattore non frena di frequente e dunque non è in grado di recuperare energia. Con la conseguenza che per alimentare con l’elettricità un trattore da 12 tonnellate sarebbe necessario un gruppo batteria che pesa altrettanto”, ha spiegato Baroncelli a Affari & Finanza. “In secondo luogo perché il biometano può essere prodotto direttamente con gli scarti della produzione agricola”. Nella sede CNH di Basildon però c’è un’altra novità che scalpita ed è il trattore a guida totalmente autonoma, anche se per ora il suo impiego sarebbe ideale nei grandi appezzamenti più che quelli piccoli, come quelli italiani. Fermo restando il fatto che l’idea è di mantenere comunque la presenza della cabina per garantire maggiore flessibilità di utilizzo. Ma questa è la via New Holland, perché un altro marchio del gruppo, Case, ha svelato un modello che ne è totalmente privo. “La produzione di biogas è un perfetto esempio di economia circolare, in particolare se si considera l’intero ciclo di produzione, trasformazione e utilizzo del prodotto. La produzione di biogas inizia con una vasta gamma di biomasse, trasformate in biogas, mentre il residuo della fermentazione, chiamato digestato, a sua volta è un perfetto fertilizzante organico contenente tutti i nutrienti originariamente presenti nella biomassa”, sostiene Jan Stambasky, presidenza dell’Associazione Europea Biogas. “Quindi possiamo vedere due cicli completi. Il ciclo del carbonio, che inizia con l’anidride carbonica atmosferica e il carbonio del suolo trasformato in materiale vivente, a sua volta trasformato successivamente in biogas e digestato. L’impiego di energia da biogas rilascia l’anidride carbonica in atmosfera, mentre il digestato va a supplire alla mancanza di carbonio nel terreno. Il ciclo delle sostanze nutritive presenti nel suolo, assorbite e integrate nella? biomassa che, dopo tutte le trasformazioni, vengono nuovamente rilasciate nel terreno dal digestato”.

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