Marco Alverà di Snam: l’Italia sarà l’hub europeo del biometano, il carburante del futuro.

Milano – Dal palco dell’Italian Energy Summit del Sole 24 Ore che si è svolto il 24 ed il 25 settembre 2018, l’ad di Snam, Marco Alverà, fa il punto dei traguardi appena centrati e delle sfide future che attendono la spa dei gasdotti. Parla di un occhio puntato sulla Cina dove, dopo gli accordi appena firmati con State Grid International Development e China Resources, la società “spera di annunciarne altri”, e un altro sull’Italia e sull’Europa con l’obiettivo, ribadito anche nell’ultimo piano industriale, di fare della penisola “un hub europeo del gas e del biogas”.

La Snam in Grecia
“L’espansione mondiale di Snam continua – ha detto Alverà – e recentemente ha vinto la gara per la privatizzazione di Desfa in Grecia, un paese in ripresa dopo la grave crisi degli anni scorsi con un mercato del gas che può svilupparsi molto. Un dato per tutti: in tutto il paese oggi ci sono appena una decina di impianti di distribuzione di gas per le auto contro i quasi 1.300 dell’Italia. La Grecia ha anche prospettive importanti nel settore del gas rinnovabile, in particolare nel biometano e del power-to-gas. Ma soprattutto la Grecia – ha spiegato l’ad di Snam – è un paese chiave dal punto di vista geografico: ha una posizione strategica nel Corridoio Sud del gas ed è la porta che insieme all’Italia collega l’Europa al Mediterraneo Orientale e al Caspio, aree geografiche nelle quali oggi ci sono importantissime riserve di gas. Desfa, la società di cui Snam sta acquisendo il controllo tramite il consorzio che guida e che vede come altri soci Fluxys ed Enagas, ha una rete di 1.500 km oltre che l’unico rigassificatore del Mediterraneo Orientale. È una società molto strategica e potrà beneficiare del know how e delle tecnologie di Snam. La presenza italiana in Grecia può rafforzare il ruolo dell’Italia come nuovo hub europeo del gas naturale”.

L’integrazione dei mercati dell’energia europei potrà consentire all’Italia di avere una bolletta più leggera
L’Italia oggi paga il gas mediamente il 10% in più rispetto ai paesi del Nord Europa. Integrare e collegare i mercati, diversificare gli approvvigionamenti, le rotte e le fonti può contribuire ad eliminare questo gap.
“La nostra acquisizione di Desfa – ha detto ancora Marco Alverà – è una tappa essenziale nella realizzazione dell’Energy Union. Quest’anno l’Italia ha iniziato a esportare gas verso la Svizzera grazie agli investimenti effettuati da Snam nel corso degli ultimi anni. Naturalmente resteremo un paese importatore”.

Ecco perché è importante potere esportare gas e biogas
L’Italia oggi importa gas per oltre il 90% dei propri fabbisogni e la produzione nazionale è in declino costante. Quindi siamo e resteremo un paese importatore. Ma avere un’infrastruttura in grado di garantire flussi bidirezionali è fondamentale.
“Abbiamo investito – ha dichiarato Alverà – per potenziare l’infrastruttura e rendere possibile il cosiddetto reverse flow. La possibilità di poter esportare gas rende l’Italia un paese centrale nelle rotte energetiche, facendola diventare anche un luogo di transito e non solo di destinazione. Il tutto naturalmente a beneficio della liquidità dei mercati e di un minore costo dell’energia”.

La Cina è il nuovo orizzonte per esportare gas
Il mese scorso Alverà è stato in Cina nell’ambito della missione organizzata dal ministro del Tesoro Tria e da Cdp per siglare un accordo con State Grid International Development. Questo perché è ormai certo che la Cina diventerà un attore centrale nel mercato globale del gas naturale. Oggi la domanda di gas cinese è solo quattro volte superiore a quella dell’Italia. Si prevede che da qui al 2030 possa addirittura triplicare. La Cina ha molto da lavorare anche sulle riserve strategiche di gas: gli stoccaggi oggi coprono il 2% della domanda mentre in Italia siamo al 20 per cento. Inoltre la Cina sta puntando forte sul gas naturale perché per migliorare la qualità dell’aria intende ridurre la dipendenza dal carbone, che pesa ancora per il 60% del mix energetico. In questo contesto per Snam ci sono ottime opportunità di esportare il proprio know-how.
“Con State Grid International Development – ha confermato il responsabile di Snam – lavoreremo anche sul fronte del biometano, dove ci siamo recentemente rafforzati acquisendo un eccellente operatore italiano come IES Biogas, attivo a livello nazionale e internazionale nella realizzazione di impianti.
Speriamo di poter annunciare altri accordi in Cina nel prossimo futuro”.

Il biometano è il carburante del futuro
Il gas avrà ancora un ruolo essenziale nel mondo e in Europa. L’Agenzia internazionale per l’Energia prevede che nel 2040 salirà al 25% del mix energetico globale rispetto al 22% attuale, sostituendo in parte carbone e petrolio e accompagnando la crescita delle rinnovabili. L’Asia trainerà il mercato ma le prospettive sono buone anche in Europa, soprattutto se si punterà sul biometano. Secondo uno studio di Ecofys, nel 2050 l’Europa avrà un potenziale per produrre almeno 122 miliardi di metri cubi di biometano all’anno, risparmiando quasi 140 miliardi di euro rispetto a una strategia di decarbonizzazione che non ne tenga conto.
“In Italia Snam – ha spiegato ancora Marco Alverà – sta puntando molto sullo sviluppo del biometano perché ha quattro enormi vantaggi per il paese: azzera le emissioni, promuove lo sviluppo dell’economia circolare, favorisce una soluzione positiva al problema dei rifiuti, crea sviluppo e posti di lavoro in vari settori in tutta la filiera. Il paese ci crede. C’è uno schema di incentivi per un miliardo di metri cubi per l’utilizzo del biometano nei trasporti e abbiamo 800 manifestazioni di interesse per allacciamenti alla nostra rete. Già oggi nella nostra rete circola biometano. C’è un impianto allacciato nella zona di Bergamo e da circa un mese abbiamo allacciato un impianto in Calabria in grado di produrre una quantità di biometano che può alimentare circa 4.500 autovetture all’anno. In più Snam ha recentemente acquisito IES Biogas”.

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